11 dicembre 2017

Sempre più invadenti

10 minuti di pausa. Consulti la messaggistica e le notizie. Cerchi di stilare un pensiero, una risposta. Si tratta dei tuoi parenti e degli amici che hanno qualcosa da comunicarti. Aspettano una risposta da te spesso per questioni delicate, perché per loro tu vali. Non puoi rispondere superficialmente. Ti concentri e rileggi più volte. La tua risposta non deve essere superficiale, non rispondere sarebbe maleducazione.

Ma tutto ciò non importa per qualche collega. Arriva e pretende la tua attenzione su quello che ha fatto, su quello che intende e su quello che pretende. Come il prezzemolo.
E io cerco di capire come sia possibile che con tutte le parole del vocabolario non si possano costruire le domande: scusami, ti disturbo? Posso parlarti esclusivamente di me visto che ciò che stai facendo non mi interessa? È tutto il giorno che ti incrocio durante il lavoro, nemmeno una parola, posso invadere l'unico momento in cui consulti il telefono per comunicare con i tuoi cari?
All'ultimo minuto rimasto scrivo sul block notes una risposta. La copio e la incollo come risposta a tutti: "Nemmeno la censura mi avrebbe impedito di risponderti. Ma qui c'è uno peggiore".
C'é un particolare da non sottovalutare però. Questo comportamento egoistico è il principio di un disturbo di personalità, il narcisismo.
Poi rifletto che l'invadente è stato educato così. È cresciuto con una TV che invade tutti gli spazi con dei programmi e pubblicità invadenti. 
Ha vissuto in una società che insegna: "fatti notare". Ci sono promoter ovunque, pronti a invadere pur di vendere qualcosa.
In un mondo dove l'altro non vale quanto te, l'invadenza è l'unico modo per emergere e sopravvivere.
Lo guardo negli occhi e concludo che lui non ha colpe. Una pacca sulla spalla e si ritorna a lavorare.

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