25 dicembre 2020


I pensieri ossessivi (rumination, in inglese) hanno una forma circolare e un comportamento a valanga: una volta instaurato il circolo vizioso aumentano nel volume e nella rapidità, lasciando spossati mentalmente e spesso fisicamente. Le tecniche di mindfulness possono essere un approccio interessante per gestire questo tipo di problematica, ma in un soggetto non allenato è probabile che non ci sia un vantaggio immediato.
Il modo migliore per disinnescare i pensieri ossessivi è quello di affrontarli con il contro-pensiero, ossia analizzando la loro anatomia. Uno strumento molto valido è quello di tenere un diario, che non deve per forza essere un trattato di letteratura: bastano pochi indizi ogni giorno. In particolare è utile annotare il momento in cui questi pensieri compaiono (giorno, notte, orario); il modo in cui si manifestano (iniziano in modo controllabile, sfociano in disagi fisici come ansia o attacchi di panico); che cosa causano (impediscono di studiare, lavorare, uscire con gli amici), con quale frequenza e intensità si presentano, come si modificano nel tempo. Con un po’ di lavoro si può risalire al pensiero generatore: spesso il circolo vizioso è una concatenazione di pensieri minori scatenati da un singolo pensiero a monte che può essere oggettivo (“devo pagare il mutuo”) o ipotetico (“penso di non piacere a quella ragazza”).
L’insieme di questi dati auto-raccolti ha due vantaggi fondamentali nella gestione dei pensieri ossessivi:

  • permette di costruire un quadro completo dell’anatomia ossessiva, comprendendo i pattern che lo compongono. Se, per esempio, scopro che l’attacco ossessivo mi capita spesso dopo aver bevuto il terzo caffè, proverò a limitarmi a un caffè


  • permette di modificare i propri comportamenti procedendo per tentativi, limitando l’esposizione a situazioni che potrebbero scatenare/inasprire gli attacchi
  • permette di avere un approccio razionale nei confronti di qualcosa di irrazionale, con un effetto immediato di ridimensionamento e facoltà di gestione
  • permette, nel caso si renda necessario un supporto psicologico, di aiutare il professionista nel suo lavoro di individuazione delle cause