I pensieri ossessivi (rumination, in inglese) hanno una forma circolare e un comportamento a valanga:
una volta instaurato il circolo vizioso aumentano nel volume e nella
rapidità, lasciando spossati mentalmente e spesso fisicamente. Le
tecniche di mindfulness possono essere un approccio interessante per
gestire questo tipo di problematica, ma in un soggetto non allenato è
probabile che non ci sia un vantaggio immediato.
Il
modo migliore per disinnescare i pensieri ossessivi è quello di
affrontarli con il contro-pensiero, ossia analizzando la loro anatomia. Uno
strumento molto valido è quello di tenere un diario, che non deve per
forza essere un trattato di letteratura: bastano pochi indizi ogni
giorno. In particolare è utile annotare il momento in cui questi pensieri compaiono (giorno, notte, orario); il modo in cui si manifestano (iniziano in modo controllabile, sfociano in disagi fisici come ansia o attacchi di panico); che cosa causano (impediscono di studiare, lavorare, uscire con gli amici), con quale frequenza e intensità si presentano, come si modificano nel tempo. Con un po’ di lavoro si può risalire al pensiero generatore:
spesso il circolo vizioso è una concatenazione di pensieri minori
scatenati da un singolo pensiero a monte che può essere oggettivo (“devo
pagare il mutuo”) o ipotetico (“penso di non piacere a quella
ragazza”).
L’insieme di questi dati auto-raccolti ha due vantaggi fondamentali nella gestione dei pensieri ossessivi:
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