26 maggio 2017

Fake news

Formazione dei genitori. Si mi interessa, chi se ne frega della pioggia. Ecco, così ragionano gli anomali.
E mi trovai l'unico genitore presente in compagnia di una decina di organizzatori. Ah sì, c'era anche una giornalista. Affetta dalla malattia comune a tutti i giornalisti, ritardatismo cronico. Non parlo dei 15 minuti dopo l'inizio no, quello è normale, parlo di un ritardo di dieci incontri.


Anche ascoltare attentamente un tema che mi era già famigliare credo che rimarchi la mia anomalia. Sarebbe stato scortese da parte mia quello di fare presente alla presentatrice che nero a conoscenza del proggetto di cui parlava. Ascoltai in silenzio.

Nel frattempo il mio cervello anomalo stava già passando in rassegna tutte le furbate che i genitori esponevano in un gruppo su Facebook su come poter approfitare di questo proggetto.

Alla fine faccio una domanda da anomalo. Ricevo una risposta scontata ma interessante perché faceva nascere un'ulteriore domanda. Purtroppo noi anomali siamo fatti così. Non tagliamo la testa al toro no, ma lo facciamo ragionare. E il toro, con il suo ragionamento logico, arriva convinto alla conclusione di tagliarsi la testa.
Infatti, l'ultima risposta che riccevetti avviava un ragionamento logico. Il toro era già convinto di tagliarsi la testa. Si stava parlando di uno sgravio fiscale, era un'iniziativa utile a tutti ma che si trasformava in un'opportunità per chi aveva già altre soluzioni invece di servire a chi non ha le risorse e che combatte per la sopravvivenza. Anche perché l'intenzione dell'iniziativa era proprio quello di aiutare i più deboli. Alla base di ogni iniziativa c'è sempre il fattore economico, siamo sinceri. Quel fattore che misura i sentimenti e che rovina il prossimo, quel fattore che distingue il bene dal male. Ma il fattore economico purtroppo va a spasso sempre con suo figlio "interesse personale".

La giornalista non aveva figli, non conosceva la dinamica della questione, questo era il primo incontro che seguiva e nonostante gli organizzatori concordassero con la mia osservazione, si scatenò come un fiume in piena.
Subire una rapida presentazione di tutti gli aggettivi offensivi del vocabolario giornalistico mi fece sorridere. Stavo assistendo alla​ tipica cucina giornalistica. Sai quella dove si trascura il ragionamento e le intenzioni ma si prende un particolare per lievitarlo al punto da nascondere la realtà. Per nascondere queste falle del proggetto, si stava impegnando a sminuire me.
Dai, una che ha girato tutti i corridoi dell'Università dovrebbe essere più creativa. Ma non era intenzionata a scrivere un articolo sulla realtà, ne aveva già uno pronto in testa. Gli organizzatori purtroppo, con le statistiche in mano, concordavano con il ragionamento che avevo sviluppato. Si, purtroppo per colpa dei fatti e dei dati avevo ragione. Ciò che avevo raccolto dalla mia esperienza e dalle testimonianze di altri genitori era a conoscenza degli organizzatori. Una triste realtà della quale la gente parla lamentandosi ma che il giornale non intendeva minimamente pubblicare.
 
L'iniziativa era lodevole. Ma la giornalista, considerando anche le sue limitate capacità, non avrebbe sprecato altro tempo per indagare. I giornali mi avevano già convinto in precedenza del loro effetto tossico e della loro capacità di drogare il cervello ai lettori. Ma alla fine chi la realtà la vede e la vive se ne frega dei giornali perché sa che scrivono ciò che hanno in testa non quello che c'è fuori.

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