15 aprile 2020

Scegliere di rimanere in ombra

Scegliere di non pubblicizzare le proprie buone azioni o le doti intellettuali può essere vantaggioso nel lungo termine. Uno studio svela che a fronte di un costo iniziale maggiore chi è più riservato può avere successo.
Non rivelare a tutti il proprio titolo accademico, fare donazioni in maniera anonima, non esaltare le proprie doti intellettuali o artistiche: a volte scegliamo di rimanere in ombra piuttosto che esibire le nostre azioni o capacità. Questa scelta, prova della nostra modestia, può non portarci il giusto riconoscimento da parte degli altri, soprattutto all’inizio, ma a lungo termine può rivelarsi vantaggiosa.
A studiare le radici del comportamento modesto è un gruppo di ricerca dell’Istituto di scienza e tecnologia in Austria. I risultati sono pubblicati su Nature Human Behaviour.
Da cosa dipende la scelta di non svelare – o almeno non sempre – un’azione generosa, un’abilità particolarmente sviluppata o un risultato di qualità, e perché gli altri la trovano apprezzabile? Questa la domanda che si sono posti gli autori, secondo cui non diffondere alcuna informazione è già di per sé un segnale. Le motivazioni possono essere di vario tipo: ad esempio, il donatore non desidera fare una buona impressione su tutti, ma soltanto su chi è in grado di cogliere e riconoscere la sua buona azione o la sua opera, se si tratta di un artista. Il donatore può essere sicuro che un certo “pubblico”, quello a cui si rivolge, saprà individuare ed apprezzare la sua produzione, senza bisogno di pubblicizzarla.
Per capire quali sono i percorsi della modestia, i ricercatori hanno proposto un gioco virtuale in cui un gruppo di volontari venivano divisi in mittenti, che nella realtà corrisponderebbero a ipotetici donatori o persone con elevate qualità in ambito umano, economico o sociale, e persone riceventi, ovvero il pubblico che osserva dall’esterno le azioni altrui. Ciascun donatore può fare regali di grande, medio o basso valore, ma i riceventi non sono a conoscenza di quanto può donare. I destinatari, inoltre, possono decidere liberamente se interagire economicamente o meno con i loro partner (accettandoli o meno nel gioco ) e la scelta si basa soltanto sui segnali che i donatori possono mandare.
All’inizio, il donatore sceglie fra tre azioni: non inviare alcun segnale, lasciando decidere il partner senza informazioni, mandare un segnale chiaro, che verrà sempre e sicuramente intercettato, oppure inviare lo stesso segnale ma tenendolo nascosto (in entrambi i casi l’invio ovviamente ha un costo, seppure virtuale). Solo in pochi casi il destinatario riceve il segnale inviato in maniera anonima. A questo punto tocca al ricevente scegliere se accettare o meno il donatore come partner economico.
Si tratta di un gioco matematico che combina qualità umane e strategia: nel caso in cui le informazioni vengano tenute sempre nascoste, infatti, il rischio è che i destinatari non vengano mai a conoscenza delle qualità del donatore. “Volevamo comprendere qual è l’evoluzione naturale più probabile e stabile delle strategie scelte”, ha spiegato Christian Hilbe, co-primo autore del paper. L’idea è quella di capire anche quali sono i comportamenti che ci permettono di guadagnare o non perdere la stima degli altri. In particolare, i ricercatori hanno mostrato che lo scenario più comune, che rispecchia ciò che avviene nella realtà, è quello in cui chi invia molti segnali (che corrisponde nella realtà ad una persona che fa molte donazioni) lo fa sempre sempre in maniera anonima, mentre i donatori “medi” a volte mantengono il riserbo e altre volte no. Infine chi dona poco risparmia e non manda mai segnali. La scelta di essere sempre modesto, inoltre, nel caso di un partecipante che dona molto, paga: nel gioco i riceventi decidono più spesso di accettarlo.
I ricercatori, inoltre, hanno sviluppato diverse varianti del gioco per rappresentare quanti più scenari possibili: ad esempio, in un caso il donatore aveva ancora una maggiore libertà di scelta sulla possibilità su quanto rivelare le sue buone azioni. Risultato? I donatori di alto livello tendevano ad essere modesti, ma non troppo, spiegano gli autori, preferendo una giusta dose di riservatezza“Anche se sei modesto non cerchi mai di essere il più umile fra gli umili”, sottolinea Hilbe. Questo modello potrebbe aiutare ad avere nuovi punti di vista sui comportamenti di alcune persone, come un innamorato che tiene segreto il suo interesse, senza mettersi in mostra, un professoreaccademico che non esibisce i suoi titoli oppure un artista che crea opere contenenti messaggi nascosti.

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