9 febbraio 2018

Vestirsi di sorriso

Questa mattina andando a lavorare, causa mercato non ho parcheggiato al solito posto. In quella piazza ho visto una persona straniera con la pelle diversa dalla mia, un essere umano, che raccoglieva con garbo la cartaccia nella piazza lasciata da tanti italiani incivili. Scendo dall'auto e ci osserviamo, faccio un segno di saluto con la mano, ed ecco che il suo sguardo smarrito ed impacciato si illumina di luce e risponde al mio saluto.
Credetemi: la giornata era nuvolosa ma per me era sorto un sole splendente di calore umano. Quello che serbo di ricordo del fugace incontro è il sorriso.

Pensavo a quanto siamo unici e simili come esseri umani, come e perché lo siamo ha stimolato per secoli la curiosità di scienziati, filosofi e grandi statisti. Esco alla sera dal lavoro e vedo su delle panchine un gruppo di giovani “digitali” sempre connessi allo smartphone, in simbiosi permanente con la tecnologia, che sorridono  facendosi dei “selfie”. Ebbene, ho guardato e riguardato i loro sorrisi e mi è sembrato che quello di questi ragazzi è un sorriso che dura meno a lungo di quello sincero della mattina di una persona sconosciuta. Forse, questi ragazzi, ma anche tutti noi stiamo perdendo ad imparare che il vero sorriso, prima che dalla bocca nasce dal profondo dell’animo.

Oggi si possono fare fotografie e filmati e subito metterli in rete, centinaia e migliaia di foto  su tutto quello che è fotografabile. Ma forse nel fare continuamente foto a noi stessi e amici nei selfie, con sorrisi e smorfie crediamo di avere il tempo, di possederlo perché lo fotografiamo,  invece di essere e di vivere bene il presente. Purtroppo oggi siamo inflazionati dai sorrisi, umani e quelli delle “faccine” sui social forum e probabilmente per ripartire questa società oltre al lavoro ha anche bisogno di imparare a riappropriarsi del vero senso del sorriso.

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