9 agosto 2018

Fumo negli occhi

Un critico d'arte, parlando della Biennale, ha scritto su un giornale di Venezia:
"La chiave del rinnovamento sta nel consentire all'ente di esprimere una visione del mondo propria, originale, che  promana da queste realtà europee interregionali entro cui opera, ribadendo la specificità della loro storia dove si esprime il massimo di radicamento nell'apertura alla universalità culturale. In questa prospettiva, i progetti speciali interdisciplinari potrebbero offrirsi come strumento per ricomporre la globalità dell'analisi culturale, in momenti di superamento della settorialità"
Questo scampolo di prosa, destinato a restare senza ascolto perché non accompagnato da traduzione simultanea, dovrebbe convincere gli organizzatori della Biennale ad aprire, nelle prossime edizioni, il tanto atteso padiglione dedicato all'Aria fritta.

Viene in mente il Gastone di Petrolini, quando filosofeggiava:
"E adesso darò un saggio del mio ingegno. Se l'ipotiposi del sentimento personale, postergando i prolegomeni della mia subcoscienza, fosse capace di reintegrare il proprio subiettivismo alla genesi delle concomitanze, allora io rappresenterei la autofrasi della sintomatica contemporanea, che non sarebbe altro che la trasmissione esopolomaniaca... Che ve ne pare? Che bel talento!"

Petrolini scherzava. I critici d'arte, purtroppo, fanno sul serio.

dal libro: "In punta di lingua" di Cesare Marchi 

Nessun commento:

Posta un commento