4 novembre 2018

Voglio una vita non pixelizzata



 
“Più divento famosa, più allungo il mio orario di lavoro e più il numero di studenti che partecipano alle mie attività diminuisce”, spiega Turkle durante uno degli incontri dell’Aspen ideas festival, organizzato dall’istituto Aspen insieme a The Atlantic.

“Di fondo pensano che la conversazione sia problematica perché avviene in tempo reale e non possono tenere sotto controllo tutto quello che diranno”. Questi studenti cercano di nascondere le loro imperfezioni dietro a uno schermo, continua Turkle, e “s’illudono che alle due del mattino gli scriverò la risposta perfetta alla domanda perfetta”.


 
Tutto questo prova che ormai, nella vita di tutti i giorni, dipendiamo troppo dai telefoni o dai tablet, secondo Turkle. Non si tratta solo dei maniaci delle email, ma anche le neomamme, che preferiscono stare sedute a casa con i loro telefoni piuttosto che incontrarsi al parco giochi.
Nel farlo cita degli studi che mostrano come avere il telefono sul tavolo durante i pasti, anche se spento, ci rende meno empatici. Per cambiare le cose dovremmo bandirlo in alcuni luoghi e momenti della nostra vita.

Per esempio:


In cucina. In sala da pranzo. Quando si fa la spesa o “in generale si ha a che fare con il cibo o la preparazione sensuale delle cose da mangiare”.
In  aula: secondo Turkle la maggior parte delle università d’élite vieta i telefoni e i computer portatili in aula perché “a mano si prendono appunti migliori”.
In  camera da letto: “Non fa bene all’intimità”.
In   camera dei vostri figli: “Ostacola il sonno”.
In  auto, quando si guida: “Finirete per ammazzarvi”.
In  auto, da passeggeri, a meno di non avere un “viaggio da 50 ore”, nel qual caso forse è possibile negoziare un po’ di tempo per guardare un film. Ma ricordatevi che le chiacchiere in auto sono “le conversazioni che i bambini ricordano per il resto della loro vita”.
Nel  parcogiochi. Quando i vostri figli vanno in piscina o fanno una partita: “Avete già buttato via il sabato, lasciate stare quel telefono”.
Quando  andate a prendere i bambini a scuola: se guardate il telefono quando i vostri figli vogliono la vostra attenzione gli spezzerete il cuore. Troppo? Sì, ma è il prezzo da pagare per avere un po’ di empatia.




"Non è una posizione antitecnologia, ma una posizione favorevole alle conversazioni”, dice Turkle prima di essere interrotta dalla suoneria dell’iPhone di qualcuno tra il pubblico.


Olga Khazan, The Atlantic, Stati Uniti

2 commenti:

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