3 gennaio 2020

Forse conoscete la nota poesia in romanesco di Trilussa, che se io mangio due polli arrosto e tu 0, per la statistica in media ne abbiamo mangiati uno a testa. Oppure la barzelletta con tre arcieri a una gara, il primo manca il bersaglio scoccando mezzo metro a sinistra, il secondo lo manca scoccando mezzo metro a destra e il terzo, uno statistico, esclama "centrato!"

Scott Adams disse che 63 statistiche su 100 sono inventate. Compresa questa.

Battute innocue, in fondo, solo per strapparsi una risata prima di tornare a lavorare e pensare a cose serie?

Proviamo a fare qualche esempio più grosso.

Un'azienda abbassa i salari del 30%, giustificandosi con la crisi economica. Dopo proteste li rialza sempre del 30%, dicendo che ha ristabilito la situazione precedente e che ci tiene ai lavoratori. La stampa loda il datore di lavoro magnanimo. Ma sono percentuali che si riferiscono a cifre differenti. Se il salario è facciamo 100€, abbassarlo del 30% lo porta a 70€. Il 30% di 70 è 21, quindi gli impiegati alla fine si ritrovano con 91€ in busta paga e devono ringraziare il direttore per la comprensione. 

Una pubblicità loda le proprietà terapeutiche di un dentifricio. Test clinici su volontari rivelano che ha ridotto le carie del 23% in meno rispetto ai prodotti di altre marche. Una noticina in piccolo scrive che i test sono stati effettuati su di un campione di 12 persone. Prima di aprire il portafoglio, siamo sicuri che il numero uscito da un campione così piccolo sia affidabile e non dovuto al caso? Lo stesso per numerosi integratori, cosmetici se non farmaci di cui vengono pubblicizzate le presunte proprietà.
Se io lanciassi una moneta 10 volte, mi aspetto che il 50% delle volte esca testa, ma per puro caso può anche uscire 6, 7 o addirittura 8 volte. Potrei allora pubblicizzare il mio metodo per "dimostrare scientificamente" che lanciando una moneta viene testa l'80% dei casi?

"Mentire con le statistiche" di Darrell Huff illustra con chiarezza e senza banalizzare varie casistiche, dall'uso ingannevole di grafici a come si può giocare con i numeri o la dialettica per trasmettere il messaggio che si vuole, passando per errori di correlazione, mediane, percentili, bias, percezioni falsate e differenti risultati dei sondaggi a seconda di come si formulano le domande. Tramite numerosi esempi, anche realmente accaduti, che spaziano tra scienza, economia, politica e società, il libro si rivela utile sia per profani che per accademici.

Huff mette in guardia dal non cadere nell'eccesso opposto e rifiutare la statistica per timore di inganni: per lui, conclude, è altrettanto insensato rifiutare arbitrariamente i metodi statistici. Sarebbe come rifiutarsi di leggere perché talvolta chi scrive usa parole per nascondere fatti e correlazioni anziché rivelarle. La statistica è uno strumento. In quanto tale bisogna saperlo maneggiare nel modo giusto e adoperare per le situazioni adatte. Non bisogna vedere chiodi ovunque solo perché si impugna un martello.

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