In questo mondo di sapientoni sento nostalgia delle persone normali. Nostalgia di quelle persone che con l'esperienza e l'intelligenza mi hanno insegnato a non commettere i loro errori, lasciandomi libero di commetterne altri. In un mondo dove il successo si costruisce sopra i fallimenti, sopra i tentativi, c'è chi si sente grande per averlo raggiunto. Ma pochi sono coscienti di averlo ottenuto grazie ai propri limiti.
Poi disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente». Gesù era risuscitato. Come poteva avere delle ferite? Lui che aveva guarito qualsiasi malattia, aveva risuscitato dei morti portava ancora le sue ferite. Come può essere possibile? Quanti si chiedono del perché? Molti si concentrano su Tommaso.
Chi è una persona equilibrata? Sono convinto che quando si tratta di definire una persona "equilibrata" ognuno affermerà di essere tale. Gli squilibrati sono sempre gli altri. E pure gli altri direbbero la stessa cosa. Tutti concordano, ma allora rimanere in equilibrio cosa significa? A me, personalmente, rende l'immagine di una camminata sul filo. Ci si sforza, ci si allena, ma non sempre ci si riesce.
Ultimamente sembra che ci sia una nuova moda. Quella di sentirsi guerrieri come leoni, quella di volare come aquile, quella di andare controcorrente come dei salmoni. Perché ci si sente grandi. E se il mondo non l'ha capito allora ci si sente offesi, si sguaina la spada e si fa guerra.
Già da piccolo ho cercato di comprendere che cos'è un sogno. E mi viene in mente sempre la solita domanda che gli adulti pongono ad un bambino: "che cosa vuoi diventare da grande?". Non ho mai sentito un bambino rispondere: "lo spazzino", "il disoccupato", "cameriere ai piani", "donna delle pulizie" oppure "operaio stagionale".
Formazione dei genitori. Si mi interessa, chi se ne frega della pioggia. Ecco, così ragionano gli anomali. E mi trovai l'unico genitore presente in compagnia di una decina di organizzatori.
Ah sì, c'era anche una giornalista. Affetta dalla malattia comune a tutti i giornalisti, ritardatismo cronico. Non parlo dei 15 minuti dopo l'inizio no, quello è normale, parlo di un ritardo di dieci incontri.
Anche ascoltare attentamente un tema che mi era già famigliare credo che rimarchi la mia anomalia. Sarebbe stato scortese da parte mia quello di fare presente alla presentatrice che nero a conoscenza del proggetto di cui parlava. Ascoltai in silenzio.
Forse non sono normale. Ascolto molta musica, di ogni genere. Non soltanto quella commerciale. Non soltanto quella che offre la radio in seguito ad un pagamento da parte della casa discografica.
Addirittura molte canzoni le ascolto con qualche anno di anticipo rispetto a questo pagamento.
Quello che mi fa sentire strano è il fatto che non impazzisco dietro alle filastrocche estive come fanno gli altri.
Forse non ho orecchio? Invece le orecchiece le ho, anzi ho pure il naso.